Spiego: la situazione della Ostetricia dell'Ospedale Civile è ormai nota a tutti. Per
risolverla si pensa di accorpare i due reparti esistenti in città in un'unica
struttura dove far convergere i potenziali 1000 parti che sono la risultante
delle performance delle due strutture. Perché ciò accada è necessario un accordo
che preveda la chiusura dell'accreditamento con la clinica Beato Matteo.
La questione dunque passa a cosa verrà dato in
cambio al privato.
La Regione ha un problema: risolvere la questione
delle due emodinamiche dell'ASST.
Quella di Vigevano, efficiente, necessita però di investimenti importanti per
poter raggiungere gli standard di accreditamento richiesti, fra i quali il
principale è l'apertura H24. Quella di Voghera, di fatto attualmente quasi
inesistente pare però da qualche tempo beneficiare di investimenti che seppur
non risolutivi sembrano indicare quella che può definirsi una tendenza: quella
della Regione di risollevare il servizio.
Facciamo ora un passo indietro di oltre 15 anni, a
quando, nel 1999, con la riforma sanitaria le vecchie USSL divennero ASL e gli
ospedali provinciali confluirono sotto la direzione unica dell'Azienda
Ospedaliera provinciale (AO). In tutta la Lombardia, ogni AO ebbe un singolo
ospedale di riferimento con eccezione di quella di Pavia dove i numeri, che
avrebbero deposto in favore
dell'Ospedale Civile di Vigevano si scontrarono con le volontà politiche
"abelliane" che tendevano
alla valorizzazione di Voghera. Si giunse così (oltre che alla sottrazione di
tutti gli uffici importanti dell'ASL) a quella che venne definita una "sperimentazione" ovvero il congelamento
dello status quo con i due Ospedali posti (apparentemente) sullo stesso piano.
Chi ha vissuto questi anni a contatto con la realtà ospedaliera sa bene come il
nosocomio vigevanese sia sempre stato scarsamente considerato negli investimenti
di Regione Lombardia fino agli
ultimi clamorosi casi della chiusura momentanea della Rianimazione e alla farsa
dell'inaugurazione di un D.E.A. (Pronto Soccorso) aperto con soldi di
provenienza cittadina e che ancora aspetta quelli regionali per il personale.
Torniamo ad oggi e alle parole di Brait che hanno
chiaramente definito i settori sui quali il pubblico potrebbe trovare un accordo con il gruppo
privato e che, guarda caso, oltre a medicina interna, geriatria e
riabilitazione indicavano anche cardiologia.
Ora, se noi fossimo la Regione e, come appare,
stessimo investendo sull'emodinamica di Voghera ci parrebbe abbastanza logico
proporre uno scambio con il quale ti chiudiamo l'Ostetricia e ti concediamo l'accreditamento
per Emodinamica. Potremmo poi anche vendere tutto ciò come un grande successo:
a Vigevano avrebbero i parti e le rivascolarizzazioni e la Regione non avrebbe
tirato fuori un euro.
Ci sono però alcuni passaggi critici forse non sufficientemente
valutati da coloro che oggi definiscono questa la miglior soluzione possibile,
anche se di certo lo sono stati invece da parte del soggetto privato e anche
dagli ideatori in Regione.
Innanzitutto non è assolutamente detto che i parti
che dovrebbero passare dalla Clinica all'Ospedale saranno così numerosi: molti parti che gravitano sulla Clinica derivano
dalla precedente annessione dell'Ostetricia della Clinica Città di Pavia. E'
presumibile che i ginecologi che convogliano qui le partorienti trovino
un'altra struttura privata su cui convergere. Vogliamo azzardare un numero? Prendiamo
per buoni gli 800 parti/anno indicati dalla Dott.ssa Pavan? Bene, con il limite a 500 si respira
ampiamente ma, pensa un po', in agguato c'è l'Organizzazione Mondiale della
Sanità che indica in 1000 il limite di sicurezza per i reparti di Ostetricia.
Anche pensando che siamo in Italia e che quindi ci si arriverà gradualmente, il
prossimo step sarà a 750 e quindi saremo nuovamente a rischio, poco sopra il
limite. Inoltre, le dinamiche del privato sono completamente diverse da quelle
del pubblico e il personale che oggi regge 470 parti potrebbe non reggere un
numero doppio in mancanza di investimenti sul personale.
Collateralmente, se il gruppo Rotelli che gestisce la clinica (e che, non dimentichiamo,
grazie al Policlinico San Donato di certo non difetta del know-how) che sta già
investendo sulla struttura vigevanese diversi milioni di euro, decidesse di ampliare ulteriormente
l'investimento attrezzando la struttura per ospitare il servizio di emodinamica
(servizi di Unità Coronarica e Rianimazione), l'Ospedale Civile si troverebbe
in una situazione ben critica e presto di conseguenza, a causa dei mancati
investimenti, potrebbe perdere anche la
Chirurgia Vascolare.
Volete che il gruppo Rotelli non abbia già calcolato
tutto questo? Siamo seri. Noi crediamo invece che i calcoli li abbiano fatti
entrambi, sia il gruppo Rotelli, sia la Regione che vedrebbe così risolversi il
periodo di "sperimentazione" risalente ai tempi della creazione delle
Aziende Ospedaliere. Già, perché se il reparto di Ostetricia di Vigevano
dovesse prima o poi chiudere per il mancato rispetto dei nuovi parametri (750 o
1000 che siano) il punto parto ASST della Provincia di Pavia passerebbe a
Voghera, chiudendo il discorso.
Fantasanità? Potrebbe essere, ma siamo sicuri che i
nostri Amministratori abbiano valutato davvero la situazione in questi termini?
È possibile avallare decisioni che prestano il fianco a scenari catastrofici
per Vigevano solo sulla scorta delle parole di Maroni, presidente di una
Regione che non ha investito quasi nulla sul nostro Ospedale negli ultimi anni?
Noi speriamo di sbagliarci ma chiediamo che il
Sindaco faccia sue queste ipotesi e chieda a Maroni di confutarle con i fatti,
perché noi vigevanesi delle sue parole non ci fidiamo per niente.
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