Nei giorni scorsi si è tenuto a
Vigevano, grazie all'organizzazione di Rete Cultura il "Festival
delle Trasformazioni".
Quattro incontri per discutere le
modalità di trasformazione e di modernizzazione delle città di medie
dimensioni, quale potrebbe essere Vigevano.
Il Festival è apparso come una buona
opportunità di approfondimento, durante la quale purtroppo è risaltata la quasi
totale assenza degli Amministratori locali, forse restii al confronto con
titolate esperienze esterne.
La nostra città, ferma da decenni,
statica, priva di innovazione, paga il basso livello culturale della
discussione cittadina, che discende direttamente dal fatto che le migliori
menti locali spesso si trovano a dover emigrare per trovare adeguati spazi e
opportunità. Quelle presenti sul territorio, troppo spesso rifuggono invece
l'esposizione politica e mediatica, privando la città di argomenti e trame
innovative.
Il giudizio da parte dei cittadini
più attenti non può dunque che essere duro: Vigevano si avvita sempre più su sé
stessa incapace di proporre piani strategici e limitandosi alla gestione
occasionale delle questioni. Lo stesso cavalcare temi certamente "sentiti"
da parte dei cittadini ma del tutto secondari rispetto alla crisi del mondo del
lavoro e dell'occupazione -quale la questione migranti- o il fomentare una dispercezione
sul tema sicurezza, non sono che la spia di quanto scarni siano i contenuti
progettuali cittadini.
Diversi sono stati gli spunti
evidenziati durante questo ciclo di incontri che hanno posto il focus
sulle trasformazioni economiche, del lavoro, della qualità della vita,
sull'importanza della cultura e del riuso urbanistico nelle middle town
italiane, spaziando dal differente riscontro che la situazione locale ha fra i
cittadini, alla necessità di accompagnare al "genius loci"
(nel caso di Vigevano evidentemente la Piazza e la scarpa) un programma di city
marketing che, sempre con riferimento a Vigevano dovrebbe accostare a
Leonardo, il riso lomellino e magari un altro argomento (è emersa quasi scherzosamente
nel primo incontro la possibilità di far diventare la nostra, la città "dove
si parla delle città medie") su cui investire e da far crescere nel
tempo.
Si è discusso poi dell'importanza
del brand, che deve rendere riconoscibili tutte le peculiarità locali e
per quanto riguarda la cultura, della necessità di viverla come grande fonte
economica, in crescita e con un amplissimo spazio di reclutamento dal momento
che in Italia il 70% dei cittadini non accede ancora al consumo culturale.
Cultura per una città come Vigevano
non può più essere semplice conservazione ed esposizione dei beni ma
soprattutto deve divenire produzione culturale e sviluppo dell'elemento
esperienziale nella fruizione.
Perché ciò avvenga è necessaria
un’ampia integrazione di risorse pubbliche e private e che venga consentito ai
siti culturali di avvalersi di autonomia tariffaria e di formazione di reti.
Infine è stata nuovamente
sottolineata la necessità di recuperare i centri storici e in particolare di
riutilizzare i grandi contenitori (a Vigevano ad esempio, Castello, Riberia,
Tribunale, ex Macello, Colombarone) come elemento di sviluppo economico,
culturale e persino ambientale.
Tutto questo alla fine è stato lo
spunto per una riflessione personale: esiste a Vigevano una location
perfetta per realizzare tutto ciò ed è il Castello, che a sua volta potrebbe
diventare il volano per il recupero complessivo della città. Punto nodale per
ogni percorso di recupero funzionale è, oggi più che mai, la costituzione
dell’agognata Fondazione Castello della quale però si sono perse le
tracce. Lo stakeholder principale, il Comune, oltre a non avere storicamente
energia economica pare quasi aver accantonato la questione. È oggi allora
indispensabile, ancor più alla luce dello smantellamento di AST, della
situazione di Leonardiana e dell’imminente celebrazione del
cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo, che i privati e le
Fondazioni del territorio si assegnino l’incarico di trainare una politica
troppo lenta attraverso una road map ben definita che faciliti il
processo, facendosi finalmente parte fondante di un recupero strategico della
città.