giovedì 26 ottobre 2017

Vigevano: privati e fondazioni indichino la strada all'Amministrazione



Nei giorni scorsi si è tenuto a Vigevano, grazie all'organizzazione di Rete Cultura il "Festival delle Trasformazioni".

Quattro incontri per discutere le modalità di trasformazione e di modernizzazione delle città di medie dimensioni, quale potrebbe essere Vigevano.
Il Festival è apparso come una buona opportunità di approfondimento, durante la quale purtroppo è risaltata la quasi totale assenza degli Amministratori locali, forse restii al confronto con titolate esperienze esterne.

La nostra città, ferma da decenni, statica, priva di innovazione, paga il basso livello culturale della discussione cittadina, che discende direttamente dal fatto che le migliori menti locali spesso si trovano a dover emigrare per trovare adeguati spazi e opportunità. Quelle presenti sul territorio, troppo spesso rifuggono invece l'esposizione politica e mediatica, privando la città di argomenti e trame innovative.

Il giudizio da parte dei cittadini più attenti non può dunque che essere duro: Vigevano si avvita sempre più su sé stessa incapace di proporre piani strategici e limitandosi alla gestione occasionale delle questioni. Lo stesso cavalcare temi certamente "sentiti" da parte dei cittadini ma del tutto secondari rispetto alla crisi del mondo del lavoro e dell'occupazione -quale la questione migranti- o il fomentare una dispercezione sul tema sicurezza, non sono che la spia di quanto scarni siano i contenuti progettuali cittadini.

Diversi sono stati gli spunti evidenziati durante questo ciclo di incontri  che hanno posto il focus sulle trasformazioni economiche, del lavoro, della qualità della vita, sull'importanza della cultura e del riuso urbanistico nelle middle town italiane, spaziando dal differente riscontro che la situazione locale ha fra i cittadini, alla necessità di accompagnare al "genius loci" (nel caso di Vigevano evidentemente la Piazza e la scarpa) un programma di city marketing che, sempre con riferimento a Vigevano dovrebbe accostare a Leonardo, il riso lomellino e magari un altro argomento (è emersa quasi scherzosamente nel primo incontro la possibilità di far diventare la nostra, la città "dove si parla delle città medie") su cui investire e da far crescere nel tempo.

Si è discusso poi dell'importanza del brand, che deve rendere riconoscibili tutte le peculiarità locali e per quanto riguarda la cultura, della necessità di viverla come grande fonte economica, in crescita e con un amplissimo spazio di reclutamento dal momento che in Italia il 70% dei cittadini non accede ancora al consumo culturale.
Cultura per una città come Vigevano non può più essere semplice conservazione ed esposizione dei beni ma soprattutto deve divenire produzione culturale e sviluppo dell'elemento esperienziale nella fruizione.
Perché ciò avvenga è necessaria un’ampia integrazione di risorse pubbliche e private e che venga consentito ai siti culturali di avvalersi di autonomia tariffaria e di formazione di reti.

Infine è stata nuovamente sottolineata la necessità di recuperare i centri storici e in particolare di riutilizzare i grandi contenitori (a Vigevano ad esempio, Castello, Riberia, Tribunale, ex Macello, Colombarone) come elemento di sviluppo economico, culturale e persino ambientale.

Tutto questo alla fine è stato lo spunto per una riflessione personale: esiste a Vigevano una location perfetta per realizzare tutto ciò ed è il Castello, che a sua volta potrebbe diventare il volano per il recupero complessivo della città. Punto nodale per ogni percorso di recupero funzionale è, oggi più che mai, la costituzione dell’agognata Fondazione Castello della quale però si sono perse le tracce. Lo stakeholder principale, il Comune, oltre a non avere storicamente energia economica pare quasi aver accantonato la questione. È oggi allora indispensabile, ancor più alla luce dello smantellamento di AST, della situazione di Leonardiana e dell’imminente celebrazione del cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo, che i privati e le Fondazioni del territorio si assegnino l’incarico di trainare una politica troppo lenta attraverso una road map ben definita che faciliti il processo, facendosi finalmente parte fondante di un recupero strategico della città. 





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