Affrontando la questione Ospedale Civile di Vigevano ci
addentriamo in un mondo in cui i problemi arrivano all'opinione pubblica solo
perché un Primario ha scelto di uscire allo scoperto avviandosi alla pensione.
Benvenuti dunque nel rutilante mondo della Sanità lombarda, dove i
dipendenti di una struttura pubblica, della quale di fatto gli azionisti siamo
tutti noi, per contratto non possono esternare
(e quindi informare gli
azionisti ) su questioni riferite al posto di lavoro, se non autorizzati.
Vi ricorda la Corea del Nord? Anche a noi.
Un mondo che nel suo insieme ha scelto di far correre
due cavalli, uno pubblico e uno privato con regole che da un punto di
vista formale dovrebbero essere identiche ma che in realtà non lo sono per
nulla e infatti può accadere che mentre un reparto
“pubblico” gioca la partita con 7 giocatori, uno privato possa farne ruotare quasi 30.
E’ questo
ad esempio il caso della Ginecologia- Ostetricia, ormai da tempo sotto organico
e senza un Primario incaricato, che si trova a non poter raggiungere il numero
di parti minimo per garantire l’accreditamento regionale (500 all’anno). L’Ostetricia
infatti, ancor più di altre specialità, ha la caratteristica della
fidelizzazione della paziente al proprio curante: essa infatti lo seguirà per
partorire, presso la struttura dove il professionista opera.
Nel pubblico le assunzioni dipendono dalla Regione e dal
Direttore Generale, non si può far
“girare” sul reparto professionisti esterni come invece accade nel privato dove molti più medici fanno afferire le “loro” partorienti
a quella struttura. E’ evidente quindi che la partita non si gioca in condizioni di
eguaglianza, mentre i rimborsi per le strutture sono identici.
Ma in generale, quale tipo di Ospedale è, il nostro? Che
caratteristiche ha? Quali le eccellenze su cui puntare? In realtà da tempo non
si identifica una linea programmatica ben definita sul ruolo del nostro
Ospedale. Dovrebbe essere un hub di primo livello, assieme a quello di Voghera
e nelle idee (ma anche per le leggi vigenti) con quest'ultimo e con le altre strutture del territorio dovrebbe
formare una “rete” per razionalizzare le risorse e migliorare la qualità dei
servizi prodotti.
I professionisti del territorio, assieme all’Ordine dei Medici
e al Comune di Vigevano, proprio in quest’ottica avevano prodotto due documenti che esponevano queste necessità
già nel periodo fra Dicembre 2013 e Marzo 2014 e che furono consegnati, il
primo direttamente dal Sindaco e da una delegazione all’allora Assessore
Regionale Mantovani, il secondo dal Presidente dell’Ordine dei Medici, Dott.
Belloni al Dott. Bergamaschi, allora Direttore Generale Sanità di Regione
Lombardia.
Il motivo alla base di quella mobilitazione fu, anche
allora, la situazione dell’Emodinamica, che assieme alla Chirurgia Vascolare e
alla Oncologia dovrebbe “caratterizzare” l’Ospedale vigevanese, quando invece
Neurologia, Urologia e Diabetologia dovrebbero farlo con quello di Voghera.
Un servizio quello condotto dal Dott. Romanò, che rispetta
tutti i parametri per l’accreditamento con Regione Lombardia eccetto l’apertura
H24. In Provincia, oltre a quella del Policlinico esiste poi un’altra
emodinamica a Voghera, che oltre a non garantire l’H24 non raggiunge nemmeno il
numero di prestazioni richieste per l’accreditamento. Per rendere l’emodinamica
vigevanese un “gioiellino” utile a 200mila persone, ad esempio in caso di
infarto quando la prima ora trascorsa dall’insorgere dei sintomi è
fondamentale, occorre un investimento in termini di attrezzature e di
personale.
Da fonti regionali questa richiesta pare non sia mai stata
presentata. Non sappiamo se lo sia stata nell’ultimo periodo, nel qual caso sarebbe interessante sapere quando e a chi.
Vogliamo affrontare un altro campo specialistico? Eccoci
all'Oncologia. Qui, sempre a quanto ci risulta, ancora oggi mancherebbe il
coordinamento unitario dell’attività di oncologia medica all’interno
dell’Azienda ospedaliera, funzionale alla creazione di quella “rete” richiesta
dalla Legge Balduzzi del 2012, la cui assenza è causa di emorragia di pazienti
verso i nosocomi milanesi.
Torniamo ora alla
situazione, già accennata sopra, dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia. Abbiamo
già sottolineato come l’Ostetricia quest’anno non raggiungerà, salvo casi
imprevisti, il numero dei 500 parti necessari per il mantenimento
dell’accreditamento. E' nostra convinzione che la chiusura del reparto sia per
ora più uno spauracchio che una realtà e
una deroga può sempre essere concessa. Di certo a questo scopo pare utile che
si faccia presente in Regione che la struttura è stata fortemente penalizzata sia
dalla persistente mancanza di un Dirigente (“Primario”) incaricato, sia dal
fatto di lavorare a organico ridotto in quanto a medici e ad ostetriche, spesso con contratti a tempo determinato. Quindi
non può e non deve essere l’Ospedale di Vigevano, e dunque città e hinterland,
a pagare per discutibili scelte amministrative, tanto più quando si consideri
che l’Ostetricia, assieme alla Medicina e alla Chirurgia rappresenta una delle
tre “gambe” portanti di ogni Ospedale che si rispetti.
Inoltre, il reparto ha visto qualche anno fa,
l’inaugurazione del nuovo blocco parto. Un progetto che risale al precedente
Direttore Generale, Luigi Sanfilippo e che è stato inaugurato dall’attuale.
Anche qui però si è voluto portare a compimento un progetto che già dall’inizio
presentava un errore: non prevedeva una sala operatoria interna alla sala
parto, che potesse servire nel caso di urgenze ed emergenze, che durante un
parto possono capitare e per le quali spesso occorre muoversi sul filo dei
minuti. Non uno “sfizio” insomma ma una necessità per la sicurezza delle
partorienti e dei professionisti che vi lavorano.
Chiudiamo, prima di passare alle richieste e ai
suggerimenti, non essendo nel nostro stile criticare senza costrutto, a chiarire ancora una volta che gli
sbandierati investimenti su Rianimazione e Pronto Soccorso /DEA sono
stati nel primo caso obbligati da una situazione che aveva visto la inaudita chiusura
del reparto per quasi due mesi a causa di un guasto legato all’obsolescenza
degli impianti e dunque a mancati investimenti pregressi e, nel secondo caso
legati a fondi propri dell’Ospedale di Vigevano, provenienti dalla vendita di
un lascito (la Cascina Mascherona) rivalutato grazie al cambio di destinazione d'uso approvato
dal Consiglio Comunale di Vigevano e il cui provento, circa 5 milioni di
euro, era stato vincolato proprio alla
costruzione del DEA, che se non erriamo è costato in totale 5,7 milioni di euro.
Nessuno dunque, se non i
vigevanesi, può vantare alcunché su tale struttura. L’investimento regionale sul DEA si è limitato
agli arredi e avrebbe dovuto coinvolgere assunzioni di personale per rendere la
struttura realmente efficiente.
Ovviamente non è stato così e il PS, così come Medicina e Ortopedia
vengono segnalate in sofferenza proprio per quanto riguarda l’organico e altri
ancora sono i problemi che riescono a emergere dall’interno dell’Ospedale.
Cosa chiediamo dunque?
Alla Direttrice Generale, che nella sua appassionata
autodifesa dagli attacchi del Dott. Romanò ha parlato di tutto ma molto poco di
quanto le veniva addebitato, in particolare non ha smentito di non aver
richiesto gli investimenti mancanti per l'Emodinamica, chiediamo:
- di spiegare con chiarezza se
ha provveduto o meno a trasmettere a Regione Lombardia la richiesta di
investimenti per il Servizio di
Emodinamica, finalizzati a rendere possibile l’apertura H24 e di conseguenza
il mantenimento dell’accreditamento regionale. In caso contrario spieghi perché no
- che in scadenza di mandato
comunichi ufficialmente ai cittadini vigevanesi
che ha iniziato le procedure per il reclutamento di un Direttore
per l’Unità di Ostetricia e Ginecologia, come è stata autorizzata a fare
(dopo sua richiesta) da Regione Lombardia sin da Agosto 2015
- di iniziare a programmare un piano di
ristrutturazione della sala parto della medesima Unità che preveda la
possibilità di renderla idonea all’esecuzione di manovre in urgenza/emergenza,
dando così un forte segnale di attenzione ai problemi del reparto.
Infine chiediamo all’Assessore del Comune di Vigevano, Dott.ssa
Moreschi
- di procedere con la sua
idea di coinvolgimento dei Medici di Famiglia del territorio al fine di generare
una diffusa sensibilizzazione
sull'argomento
- sempre in collaborazione
con i MdF, di creare un servizio che noi avevamo proposto quale “Sportello ascolto sanità” ma che può essere diffuso sul territorio attraverso gli ambulatori dei MdF, presso cui l’assistito che abbia sperimentato disservizi organizzativi da parte
delle strutture accreditate locali, possa trovare ascolto, contribuendo
allo stesso tempo alla creazione di una banca dati trasparente e di
diffusione pubblica che possa divenire argomento di discussione con
l’Amministrazione sanitaria regionale.
- di studiare, assieme ai
Medici di Famiglia nel rispetto delle normative vigenti, forme di protesta
a fronte di servizi non resi dal SSR sul territorio (ad es. indirizzare i
pazienti fuori regione, nella vicina e facilmente accessibile Novara).
Polo Laico
Vigevano